Memoir/Memories

Per la Giornata mondiale del Rifugiato una riflessione sulle memorie ferite della Storia

venerdì 21 giugno 2013, ore 17,30 – 20,30

Interverrà
Alice Cherki psicoanalista

 

 

I rifugiati e le vittime di tortura – con le biografie incerte dei tanti richiedenti asilo e le ombre di morte e di minaccia che accompagnano le loro memorie – obbligano tutti a misurarsi con un orizzonte
propriamente politico: con la violenza della Storia, con la dolorosa eredità del colonialismo e delle dittature, con le controverse espressioni di una cittadinanza e di una sovranità ormai differenziate e
diversamente distribuite.Pensare l’enigma della soggettività e dell’alterità dentro i discorsi del trauma e della sofferenza, fra ricordi feriti e biografie incerte o celate, costituisce il sentiero privilegiato di una clinica critica che intende le pratiche socio-culturali come strategie che provano a pensare (e ricongiungere) memorie individuali e memorie collettive, non come tratti cristallizzati di una “identità” della quale, a dire il vero, solo
pochi si ostinano a parlare ormai immaginandola come una sostanza, fuori dai vortici della storia. Il soggetto che ha subito violenza, soprattutto quando questa violenza si è abbattuta nelle sue forme più estreme e feroci, è un soggetto (uomo o donna che sia) fatto dalla Storia, fabbricato secondo precise genealogie del dolore, della frattura, della morte. 

Nulla è più naturale in questi uomini e in queste donne, ma costruito (a volte con l’arte del dettaglio) da sofisticate macchine-per-disumanizzare, dispositivi perfettamente efficaci.
Dobbiamo allora riuscire a riconoscere le nuove violentemente, in questi scenari post-bellici e post-coloniali, dovendo poi – retroattivamente e, molte volte, tardivamente – promuovere un percorso di
cura e reintegrazione sociale: dovendo, cioè, operare per rendere nuovamente la vita possibile, per rifondare insieme alla persona una sua soggettività meno sofferente, tormentata, inquieta.
Le forze della cura nascono anche dalla nostra capacità di intrecciare e interpretare congiuntamente ciò che complessi processi di rimozione sociale tendono invece a dissociare, e
riconoscere all’origine di tanti disturbi non solo eventi traumatici estremi, ma anche quella violenza che, per essere “invisibile”, può risultare anche più devastante. L’incorporazione della storia nelle memorie martirizzate di un giovane torturato, nei sintomi di una donna rifugiata, nella confusione o nelle ‘menzogne’ di un giovane richiedente asilo ci conduce a situare la sofferenza nell’ordine post-coloniale delle cose.

In concomitanza con la Giornata mondiale del Rifugiatol’Associazione Frantz Fanon,
l’Associazione Mosaico e l’Unione culturale Franco Antonicelli hanno invitato la
Alice Cherki.
Con lei, e insieme al pubblico, si vuole aprire una riflessione sulle conseguenze psichiche della tortura e della detenzione. A partire dalle biografie e dallememorie feritedi uomini e
donne portoghesi, dissidenti politici durante la dittatura di Salazar e per questo incarcerati e torturati dal PIDE, cercheremo di guardare al presente e alle sue lacerazioni, con l’ausilio di
materiale video.

 

L’ingresso è libero

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