Con la messa online del nuovo sito si conclude la prima fase del rinnovamento delle attività dell’UC, iniziato in maggio, con una nuova direzione e un nuovo staff. Non si tratta soltanto di un restyling radicale della veste grafica, dello stile e dei mezzi comunicativi. Da maggio a oggi, infatti, quasi duemila persone hanno messo piede nel bunker di Palazzo Carignano. Un sacco di gente sveglia e curiosa che, nella quasi totalità dei casi, ignorava semplicemente che l’UC esistesse. Si è goduta la sorpresa, insieme a uno spettacolo teatrale, un dibattito, un film, un aperitivo. Rigorosamente gratis, immaginando o annusando qualcosa del passato, glorioso e complesso, di quel luogo. E della mole di lavoro e progetti che hanno sempre ribollito in questo laboratorio sotterraneo dell’avanguardia torinese. Progetti che oggi affrontano una sfida difficile ma intrigante: trovare un senso e una funzione per un luogo di lavoro culturale collettivo e appassionato. Che intende collocarsi nella terra di mezzo, oggi pressoché disabitata, tra il megaevento del weekend (quello con il cui budget l’UC vivrebbe quasi un secolo) e la cura preziosa e indispensabile di una singola nicchia d’intervento culturale. La nostra risposta a questa sfida, che non riguarda soltanto Torino, muove verso interventi culturali a tutto campo, che siano il risultato di una partecipazione attiva da parte di giovani. Categoria che, come tutti sanno, non riflette il dato anagrafico, ma soltanto una travolgente ripugnanza per qualunque forma di noia: intellettuale, politica, esistenziale, metafisica. Davanti a un’offerta generalmente improntata al consumo, della cultura come di qualsiasi altra merce, la scommessa dell’UC è che a Torino esista un numero interessante di persone che abbiano qualcosa di interessante da dire e da fare. Insieme. Come disse il poeta: “Cercare i nostri eguali osare riconoscerli / lasciare che ci giudichino guidarli essere guidati”.
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