Missing in action?

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Sul fatto che non esistano più, sono tutti d’accordo. Chi con un respiro di sollievo, chi di rimpianto. Pochi anche i dubbi sul primo e l’ultimo a comparire nella lista, come su chi sia stato il migliore. Voltaire, se piace prendere le cose alla lontana; o Zola, se si vuole essere più precisi nel segnare l’iniziatore dell’intera vicenda. Difficile poi spingersi oltre Pasolini, se si tiene a decenza e qualità, per indicare l’ultimo esemplare della specie. Quanto al campione del mondo, al leader di categoria, il consenso generale proclama Sartre idiota di famiglia supremo, l’intellettuale più grande di ogni epoca. Non un idiota qualsiasi, che parla una lingua che capisce lui soltanto. E nemmeno un “idiota specializzato”, secondo la definizione di Lucien Goldmann: giornalista, professore, scrittore, poeta, drammaturgo, filosofo, regista, artista. Niente di tutto ciò. Il vero intellettuale non parla infatti a una cerchia di specialisti, tanto meno allo specchio. Ma alla grande famiglia del genere umano. Da lontano, con distinzione, e da vicino, sporcandosi le mani con la famosissima prassi. Il suo impegno indica così a tutti la strada da percorrere.

Di questi avanguardisti solitari e onnipotenti si sono perse le tracce da svariati decenni. A estinguerli è stata la loro vanità. In moltissimi casi, quella che li ha spinti a saltare dentro al monitor dei vincitori (tv o fb poco importa) perché tenevano famiglia, narcisismo e conto in banca. In altri, quella di cui era fatta la materia dei loro sogni, la fragilità del loro impegno: l’impotenza della cultura a trasformare e a governare il mondo. Ragione per cui, oggi, di intellettuali in giro nemmeno l’ombra. Tutti missing in action.
Questo pilastro del senso comune in materia di intelligenza più o meno diffusa potrebbe oscillare un poco a contatto con una figura come quella di Franco Antonicelli. Almeno per come l’hanno ricordata certe immagini e congetture emerse nei tre giorni di novembre che l’UC gli ha appena dedicato. Elegante e distinto, impeccabile e inesorabile, inventa, fonda, dirige, governa e trasforma di tutto. Rischiando sempre, poco o molto, a volte anche la pelle. Andate a studiarvi i dettagli della sua vita, se la cosa interessa. E godetevi il sospetto agrodolce che personaggi di questo calibro potrebbero sollevare, se finalmente strappati alle angustie dell’agiografia locale, al culto domestico del local hero. Che di sbagliato, prima ancora degli intellettuali e della loro dubbia importanza, ci sia il metro di giudizio con cui per troppo tempo li abbiamo valutati.

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