Il Teatro al Centro – Rassegna di teatro dell’OpS

banner rassegna teatro

Per il secondo anno Officina per la scena organizza la rassegna teatrale Il teatro al Centro in collaborazione con l’Unione Culturale Franco Antonicelli.
Quattro date per quattro spettacoli che, come nella tradizione delle proposte di Officina per la scena, indagano temi di rilevante interesse sociale, come le drammatiche storie italiane de Le Sedie Vuote, la famiglia e le sue storture accentuate da dinamiche mafiose in Simo e Pùarcu, la diversità come valore in Feu de Vie o la storia universale delle migrazioni umane di Nel Mare ci sono i Coccodrilli, trasposizione del romanzo di Fabio Geda.

Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 19 in via Cesare Battisti 4b

CALENDARIO

4 Febbraio ore 19

LE SEDIE VUOTE – In memoria delle vittime del terrorismo che abbiamo dimenticato

di e con Andrea Castellini, Luca Occelli, Angelo Scarafiotti

sedie carré

«Qualche volta mi sembra che questo essere vittime del terrorismo, questa sorta di neonata categoria, di cui malvolentieri e senza mia scelta faccio parte, generi quasi fastidio. Sembra quasi che si abbia timore delle nostre richieste, o forse del nostro dolore. Sarebbe più facile per tutti far scendere una cappa di oblio, dimenticare, andare avanti. Noi, invece, ricordiamo sempre tutto. Questa è la nostra pena e la loro dannazione».Massimo Coco

La letteratura fiorita successivamente agli anni di piombo è ricchissima e diversificata negli approcci. Si mescolano così sensazioni e sentimenti molto diversi tra loro. C’è chi apertamente prova nostalgia per quella stagione violenta e terribile, c’è chi è apertamente critico e c’è chi prova a ricostruire con lo spirito del ricercatore.

Ciò che colpisce maggiormente osservando la memorialistica con il distacco del tempo è la disproporzione tra vittime e assassini. Nel tentativo, legittimo e necessario, di comprendere quali spinte e dinamiche abbiano generato in quei giovani di diverso orientamento politico una spinta così violenta ci siamo dimenticati di chi, da innocente, perse la vita in quegli anni.

Case svuotate e famiglie private di padri, figli, mariti. In quelle case sono rimaste vuote sedie occupate quotidianamente per i gesti più semplici.

E noi, tutti, così distratti come eravamo dal tentativo di ricostruire e comprendere quella stagione feroce ci siamo dimenticati i nomi e i volti di quelle persone uscite di casa un mattino per recarsi a scuola o al lavoro senza fare ritorno.

Erano giornalisti, giudici, membri delle forze dell’ordine, baristi, operai, avvocati, semplici cittadini.

Meritano uno spazio nella nostra memoria.

Questo spettacolo è per loro.

Simu carré

17/18 Febbraio – SIMU E PÙARCU

di e con Angelo Colosimo

per la regia di Roberto Turchetta

Con questo spettacolo si chiude un cerchio, il terzo monologo di una trilogia che racconta la famiglia e l’infanzia nelle sfaccettature più atroci e agghiaccianti. Ancora una volta Colosimo mette in luce il tema familiare in un’accezione allargata alle dinamiche n’dranghetistiche: una famiglia nella famiglia, che si riunisce nel ventre di una campagna per l’uccisione di un maiale, una ritualità dovuta, quasi necessaria, legata alla tradizione più arcaica e contadina. L’uccisione di un “Pùarcu” che seve a sfamare bocche fameliche e a dare sostentamento per gli anni futuri. Forte risulta la contaminazione del mito di Atreo, che in questo testo viene rivisitato e travestito, dipinto e manipolato ad arte. Il mito che si intreccia fortemente con la vendetta familiare, “sangue chiama sangue”, portata alle estreme conseguenze nella sua ripercussione sui discendenti. Una gestione del potere basata sui tentacoli parentali, dove tutti hanno dei ruoli da rispettare e che anela a tenere le cose sempre uguali. Anche questa volta la vendetta come unico spiraglio, unica soluzione per lenire la rabbia. Le regole sono chiare: chi sbaglia paga. Ma anche chi non sbaglia non è immune da colpe.
Roberto Turchetta

4 Marzo – FEU DE VIE

di e con Giuseppina Facco

per la regia di Chiara Tessitore

feu carré

Un’attrice, sola sul palco, alle prese con la sua ossessione: una storia che chiede ostinatamente di essere raccontata, un assillo che è come un tarlo che continua a rodere, un sogno che si presenta e si ripresenta sempre uguale, come una favola fosca o un incubo ricorrente in cui l’inconscio è intrappolato: c’è una bambina che tenta di parlare parole senza suono, chiuse, nascoste, ribelli, incomprensibili. Darle ascolto è, però, l’unico modo per far tacere l’ossessione, per far sì che il tarlo smetta di rodere …
Si entra così dentro al racconto.

1631. Il Monferrato è dilaniato dalla peste. I soldati occupano le terre e sottopongono la popolazione a continue violenze e saccheggi. Il popolo è esausto, ha fame. Vuole trovare i colpevoli, i responsabili della sventura che su di loro si sta abbattendo. In una piccola casa isolata, lontana dal Borgo, vive Maria con sua figlia. È sola, vedova e povera. Per sopravvivere fa l’ostetrica ed aiuta le persone con cure officinali. Non ci vorrà molto perché inizi a diffondersi la voce che Maria sia una strega e che lei e la figlia siano le sole responsabili per la carestia che affligge il villaggio.
Si avvia un processo nel quale vengono interrogati molti testimoni, tutti abitanti del Borgo, alcuni vicini di casa. Tutti sono d’accordo sulla colpevolezza di Maria e di sua figlia. Ognuno aggiunge elementi all’accusa, raccontando di dialoghi col demonio e danze notturne … è la fine per le due donne. Verranno incolpate, processate, torturate ed uccise.

Una storia di caccia alle streghe, come quella di tante altre persone, tutte donne, tutte sole, tutte perdute. Eppure, a rendere unica questa storia, è il punto di vista da cui è raccontata: quello di una bambina, Caterina, che – come è tipico dei bambini- è completamente affascinata, incantata da questa Maria che sa curare le persone e sa far nascere i bambini. Vorrebbe, addirittura, poter -un giorno- diventare come lei e con la piccola Margantina, gioca a raccogliere le erbe e a scappare di notte e correre per i campi facendosi raccontare le cose straordinarie che la sua mamma sa fare…  L’incredulità della bambina verso le terribili voci che iniziano a circolare sulla sua figura di Maria, sarà la chiave per capire ciò che accadrà dopo; perché il ruolo di Caterina, in questa storia, non è solo quello di osservatrice…

FEU DE VIE è la storia di una parola che, una volta pronunciata, non ammette ritorno: non si può più tornare indietro. Nasce come un sospetto, poco più che un’idea; l’insinuazione cresce, prende corpo, si diffonde, striscia di mente in mente, diviene un pensiero, un
chiodo fisso, un’accusa che nessuno ha il coraggio di dire ad alta voce, finché a qualcuno non esplode in bocca come un grido rabbioso e incontenibile: “Strega”. Ha così luogo un processo senza ragione e senza pietà, che condanna e travolge tutto ciò che è diverso dalla norma.

FEU DE VIE è uno spettacolo più attuale di quanto non sembri. È davvero passato quel tempo nel quale il distinguersi dalla banalità, dall’ordinario, equivaleva a vivere nella paura, nascosti e isolati dal resto della società?

coccodrilli carré

18 Marzo – NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI

Tratto dall’omonimo libro di Fabio Geda
Adattamento teatrale di Paola Raho e Valentina Volpatto
Con: Michele Guaraldo, Paola Raho, Valentina Volpatto
pre la regia di Luca Busnengo
Produzione OpS OFFICINA PER LA SCENA

La mattina, quando mi sono svegliato, ho allungato le braccia per far uscire il mio corpo dal sonno e ho tastato a destra per cercare fiducia nel corpo di mamma, nell’odore rassicurante della sua pelle che per me era come dire: sveglia, alzati eccetera. Ma sotto il palmo non ho trovato nulla e, tra le dita, solo la coperta di cotone bianco.”

Fabio Geda da Nel mare ci sono i coccodrilli

Da secoli la letteratura per ragazzi parla di avventura, da Verne a Twain, da Pinocchio a Peter Pan, avventure fantastiche di ragazzi alle prese con un mondo incantato e con il desiderio e i problemi del diventare grandi, ma in questo libro l’autore racconta le avventure di un ragazzino contemporaneo, raccontando le difficoltà, le speranze e le delusioni reali della sua vita. Ci parla di un viaggio attraverso le culture, i popoli, le persone, un viaggio di un moderno Ulisse alla ricerca della sua casa, “di un posto da chiamare casa”. Una storia piccola ma al contempo grande perché appartenente a tutti, poiché ognuno dentro di sé, nella sua vicenda o nelle sue radici ha una storia di un viaggio e di un motivo per quel viaggio. “Questa è la storia di un viaggio. Del viaggio di Enajattholla. Enaiat è un ragazzino come tanti, di 10 anni, che ad un certo punto è costretto a partire. Enajat potresti essere tu o io, anzi siamo tutti noi enajat, solo in situazioni diverse. Ecco questo è un viaggio che potremmo fare tutti in situazioni diverse” Si tratta il tema attuale e scottante dell’immigrazione attraverso la semplicità degli occhi dei ragazzi e del racconto biografico.

INFO

Biglietti:
intero 10€
ridotto 8€
Abbonamento 4 spettacoli 30€
Riduzioni: Arci, allievi OpS, over 65, under 18, soci Unione Culturale, riduzioni di legge.

Info e prenotazioni: info@officinaperlascena.it, tel. 3298558483

Direzione artistica di O.P.S. OfficinaPer la Scena
In collaborazione con Unione Culturale F. Antonicelli
Col sostegno di Fondazione CRT

No Replies to "Il Teatro al Centro - Rassegna di teatro dell'OpS"

    Leave a reply

    Your email address will not be published.