Fino a che la situazione sanitaria non consentirà di riaprire, i nostri infernotti di via Cesare Battisti 4b restano chiusi a ogni attività. Continuiamo a credere che non si possa fare cultura senza relazione e che non ci sia vera relazione senza un incontro anche incarnato, con tutta la capacità che hanno i volti, i corpi, i gesti, di comunicare con e al di là delle parole.
L’Unione culturale è animata da persone diverse che però, come chiunque svolga lavoro culturale, vivono vite complesse, frammentate, spesso precarie. Attualmente c’è chi tenta di far ricerca nonostante la chiusura di archivi e biblioteche, chi da giornalista freelance prova a fare cultura e informazione, chi svolge didattica a distanza a scuola o in università, con le difficoltà e gli interrogativi ben riassunti da un gruppo di insegnanti del Cidi Torino (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti). C’è anche chi si interroga sulle sorti della musica dal vivo e chi del teatro, come fa Marco Gobetti in questo testo. Per le arti viventi (comprese le proiezioni cinematografiche) questa contingenza è critica sia economicamente sia, a un livello più profondo, perché rischia di minare le basi stesse della pratica e dell’esperienza estetica.
Questa situazione smaschera e acuisce le diseguaglianze, esacerba problemi che già conoscevamo: i divari di classe, la segregazione sessuale nel lavoro con il peso della cura sulle spalle delle donne, l’insufficienza di risorse per la sanità, la proletarizzazione del lavoro culturale, il pericolo di dover barattare sempre più libertà in cambio di una promessa di sicurezza o di sopravvivenza, la frammentazione del corpo sociale e la difficoltà di costituire soggetti politici…
|
No Replies to "75° Liberazione... verso i 75 anni dell'Uc"