Genova 2001: lezione recitata in solidarietà agli e alle studenti

Genova carré

Mercoledì 2, 9, 16 e 23 febbraio 2022, ore 16 in Piazza Carignano a Torino

(in caso di maltempo, sotto i portici della vicina piazza Carlo Alberto)

Compagnia Marco Gobetti
in collaborazione con Unione culturale Franco Antonicelli

Queste repliche di “Genova 2001: lezione recitata” (testo di Leonardo Casalino, recitano: Marco Gobetti il 2 febbraio e Diego Coscia il 9 febbraio) intendono essere un gesto di solidarietà con le studentesse e gli studenti che in questi ultimi giorni, a Milano, Roma, Napoli e Torino, hanno protestato pacificamente contro il sistema di alternanza scuola-lavoro che ha provocato la morte di Lorenzo Parelli e sono stati caricati, picchiati e feriti dalle forze dell’ordine.
La partecipazione è gratuita, con offerte libere che saranno destinate ad atti solidali da concordarsi con il pubblico; si accettano anche offerte sotto forma di generi alimentari (a media/lunga conservazione) e coperte, da distribuirsi direttamente ai senzatetto.
L’attore posizionerà un cartello ben visibile, con memorandum per il pubblico presente sull’obbligo di indossare la mascherina e di rispettare il distanziamento di un metro fra le persone; non sono richiesti altri accorgimenti per partecipare (rif.: http://www.comune.torino.it/…/musicisti-e-artisti-di…).
“Genova 2001 – Lezione recitata”, scritta da Leonardo Casalino, è un monologo che ricostruisce e denuncia le violenze subite da centinaia di persone, colpevoli soltanto “di avere scelto di essere a Genova” nel luglio 2001.
Le cariche contro i manifestanti, la morte di Carlo Giuliani, i pestaggi selvaggi dentro la scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto, sono tutti elementi di un’unica macchina terribile, tesa a spezzare con la violenza la volontà di partecipazione critica di migliaia di persone: donne e uomini, ragazze e ragazzi che rivendicavano il diritto e il dovere di pensare e di costruire, sporcandosi le mani, un mondo diverso e più giusto.
“Genova 2001 – Lezione recitata” intende fare riflettere sulle conseguenze negative, di breve e di lungo periodo, dei fatti tragici di quei giorni; e su come essi abbiano concorso ad accentuare un sentimento di sfiducia nella possibilità di contribuire criticamente al dibattito pubblico nazionale e internazionale.
PER UN TEATRO SOLIDALE
Il teatro può farsi palestra di empatia. Perché e a che scopo? Se, per dirla con Kropotkin, “dall’empatia nasce lo slancio solidale e dallo slancio solidale nasce il mutuo appoggio”, il teatro può influire pure direttamente sui meccanismi di solidarietà sociale, scatenando dinamiche mutualistiche condivise con i pubblici via via incontrati. Cos’altro è, infatti, se non empatia, ciò che nasce – nel migliore dei casi – dal rapporto non catalogabile, non governabile, e non prevedibile fra attori e pubblico in uno stesso tempo e in uno stesso spazio?
L’idea sottesa è pure quella che i lavoratori dello spettacolo – di concerto con il resto della cittadinanza – possano solidarizzare non solo fra loro, ma con ogni altra categoria di lavoratori ascrivibile alla classe del proletariato contemporaneo (le/i braccianti – dei campi, degli ospedali, delle rsa, della scuola, delle fabbriche, della grande distribuzione, della logistica, ecc – e chiunque abbia reddito da lavoro che stia sotto una certa soglia); e con ogni categoria sociale per la quale si possano verificare difficoltà o addirittura impossibilità nell’esercizio dei diritti costituzionali, a cominciare da quelli imprescindibili e inalienabili.
Una “sensibilità larga”, insomma, capace di abbracciarne e nutrirne ogni altra necessaria (a cominciare da quella artistica), forse potrebbe portare fortuna e concorrere a costruire felicità consapevoli per tanti.

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