Negli ultimi mesi della sua vita, Italo Calvino si dedicò, su invito di un’università americana, a riflettere su alcuni ideali letterari propri della modernità, per lui fondamentali e utili a futuri scrittori o scrittrici. Spiriti del nostro tempo è un ciclo di sei incontri per discutere dei processi contemporanei di legittimazione del potere, ripartendo da una lettura politica delle suggestioni proposte da Calvino nelle sue Lezioni americane. Sei parole d’ordine – da efficienza a trasparenza – che appaiono oggi imprescindibili per comprendere la politica, tanto da essere usate e abusate senza mai essere messe in discussione; ideali dalle radici profonde che nella storia hanno assunto colori e sfumature anche molto differenti, dai quali non possiamo prescindere per poter ragionare del senso comune politico del nostro tempo. Una lezione introduttiva sul potere moderno delle parole novità e innovazione, tenuta da un grande filosofo, all’interno della prossima edizione di Biennale Democrazia, e cinque seminari che, a partire dagli spunti letterari di Calvino, proporranno alla discussione riflessioni sulle parole politiche del nostro tempo.
A cura di Massimo Cuono e Leonard Mazzone.
Giovedì 23 marzo ore 11,30: Il dono avvelenato della libertà con Fabio Merlini (introduce Leonard Mazzone).
La Genesi descrive la condizione umana come condanna alla libertà. Oggi, nell’epoca del più irresponsabile narcisismo, tale condanna ha la faccia di una libertà che mobilita merci, capitali, vite senza alcun limite, costi quel che costi. Il dominio dell’immediatezza sottrae l’imperativo innova! a qualsiasi dubbio. Dobbiamo essere innovativi: sul lavoro, nell’uso delle tecnologie, nelle relazioni con noi stessi e gli altri. Pena la nostra stessa obsolescenza. Ma in questo quadro, quale significato ha ancora la libertà? Farà forse la stessa fine di altri valori come onore, rettitudine, lealtà?
Giovedì 13 aprile ore 18: Leggerezza. Metafore di liberazione con Leonard Mazzone (introduce Massimo Cuono).
Distrarsi, rilassarsi, mostrarsi per quel che si è (o che si crede di essere), lasciarsi andare: sono i principali modi d’essere oggi associati alla leggerezza, una delle qualità intellettuali che Italo Calvino riteneva a rischio di estinzione. A differenza di quanto auspicava Calvino, però, queste declinazioni contemporanee della leggerezza sembrano rigettare quel faticoso lavoro su noi stessi che l’autore delle Lezioni americane riteneva imprescindibile per “spiccare il volo”. Viviamo in un’epoca che è stata capace di trasformare le più auto-indulgenti ed evasive forme di leggerezza in un sinonimo di liberazione. Tranne eccezioni più uniche che rare, tuttavia, nessuna teoria dell’emancipazione e nessuna prassi storica che vi si sia richiamata ha mai preteso di negare la gravosità del proprio compito. Davvero, dunque, ogni liberazione individuale può o dovrebbe essere considerata come un sinonimo di emancipazione? Per quanto inattuali, le parole di Paul Valéry sembrano ribellarsi alla condanna di anacronismo che dovrebbero scontare, se mai ci rassegnassimo a dare una risposta affermativa: il faut être léger comme l’oiseau et non comme la plume.
Giovedì 11 maggio ore 18: Esattezza. Il fascino indiscreto della calcolabilità con Camilla Emmenegger.
L’esattezza di cui Calvino lamentava l’esaurirsi sembra essere una cifra delle nostre società. Lo sviluppo scientifico e tecnologico ha raggiunto infatti un livello di precisione e complessità inediti, avvicinandoci all’utopia di una calcolabilità universale: la possibilità di quantificare e misurare tanto l’infinitamente grande – fenomeni sociali e ambientali – quanto l’infinitamente piccolo – il comportamento umano fino alle connessioni neuronali. E offrendoci, di conseguenza, strumenti estremamente potenti di previsione e controllo. Eppure, lungi dal rivelarsi una qualità gravida di senso, come la intendeva Calvino, l’esattezza sembra aver esaurito la nostra capacità di decidere dove vogliamo andare: la (quasi) onniscienza si accompagna a una inettitudine etica e politica. Ma, a ben guardare, si tratta davvero di conoscenza? Qual è il grado di comprensione che non solo la gente comune, ma anche gli esperti hanno del funzionamento di meccanismi automatici come, per esempio, gli algoritmi?
Giovedì 25 maggio ore 18: Visibilità. Trasparenza del potere o trasparenti al potere? con Francesco Gallino e Daniele Gorgone
«Trasparenza» è – per paradosso – un concetto opaco. Rimanda alla volontà di mostrare parti di sé: visioni, speranze, idee. Ma anche a un controllo dal basso nei confronti delle «stanze oscure» del potere. E persino all’avvento di un mondo liberato dal proprio opposto, il «segreto»: un universo di visibilità assoluta, in precario equilibrio tra utopia e distopia. Per decenni la metafora della «trasparenza» ha distinto le lotte progressiste: dal glass ceiling alle teorie animaliste («se i mattatoi avessero pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani») alla glasnost. Ma oggi i big data rendono la trasparenza letterale: diventiamo totalmente conoscibili, grazie ai dati personali che continuamente produciamo (e cediamo). Google maps, chatgpt, spotify: gli algoritmi ci conoscono meglio di noi. Più che chiedersi con Dick che cosa sognino gli androidi («pecore elettriche» la sua ipotesi celeberrima), allora, è il momento di tornare al punto centrale della Visibilità di Calvino: quel serbatoio di immagini interne, poetiche e segrete, cui ciascuno di noi può attingere solo chiudendo gli occhi. Senza generare cookies.
Giovedì 8 giugno ore 18: Molteplicità. Dal pluralismo alla disgregazione sociale con Valentina Pazé
Molteplicità. Ma anche groviglio, disordine, dispersione, insignificanza… La letteratura può essere intesa come un modo per porre un argine alla caoticità del mondo, costruendo storie a partire da elementi che potrebbero essere riassemblati in infinite altre combinazioni, come fa Calvino nel Castello dei destini incrociati, o tentando di padroneggiare la complessità del reale alla maniera di Palomar, “personaggio in cerca di un’armonia in mezzo a un mondo tutto dilaniamenti e stridori”. Anche la filosofia, la storiografia, la sociologia, la teoria politica tentano di dare forma al molteplice, servendosi di categorie e modelli che aspirano a fare emergere costanti, connessioni, linee di tendenza, dal magma indistinto del divenire. Un compito improbo, ma necessario, a cui troppi intellettuali del nostro tempo sembrano avere abdicato.
Giovedì 29 giugno ore 18: Rapidità. L’efficienza come valore assoluto con Massimo Cuono
Il mondo in cui viviamo ci appare in continua accelerazione, spinto da un contraddittorio processo di globalizzazione e da uno sviluppo tecnologico del quale è difficile tenere il passo. Ma, dalla macchina a vapore all’elettricità fino agli aeroplani, il mito della velocità accompagna tutte le grandi rivoluzioni moderne – politiche, economiche, ideali. Stretta tra la leggerezza del volo agile e svelto, e l’esattezza della calcolabilità della riduzione del tempo di percorrenza di spazi sempre più grandi, la rapidità che racconta Calvino è fatta di immagini letterarie immediate ed efficaci, e di sapiente economia nell’uso del linguaggio. Ma la velocità nel mondo moderno è anche – forse soprattutto – efficienza dei rapporti economici e spesso anche umani, ridefinizione dei tempi del lavoro, di quelli della politica e della vita. Un tempo che, inesorabilmente, si conta in denaro.
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