Rielaborazione grafica con 3 immagini: 1) da Archivio Storico dell’Università di Torino; 2) “Ritratto di Vincenzo Ciaffi” di Piero Martina (1955); 3) Archivio della famiglia Ciaffi Ricagno.
Stiamo vivendo un momento paradossale per la cultura, che ci ha fatto prendere coscienza di difficoltà preesistenti e ben radicate ma che ha anche aspetti inediti. L’impossibilità per le persone di stare insieme a causa della pandemia si cala nel contesto di una rivoluzione digitale foriera di tentazioni e fraintendimenti pericolosi. Per esempio, c’è chi crede che il teatro, arte della scena e dei corpi, si possa trasferire on line fingendo di non vedere quali sono gli “ingredienti” indispensabili per fare sì che il teatro sia davvero autentico, magico e sociale; e possa dunque rappresentare l’antitesi alla situazione presente.
Quando l’Unione culturale è nata, nel 1945, il teatro è stato uno dei primi campi in cui l’associazione si è cimentata. Oggi pensiamo che studiare tutto ciò che in altre epoche ha rappresentato un teatro possibile sia la giusta prospettiva da cui interrogare il presente e immaginare il futuro. A patto che teniamo bene a mente un pensiero di Gian Renzo Morteo, secondo cui: “il teatro di ieri, come tutta la cultura e l’arte che ci giunge dal passato, dovrebbe essere assunto come elemento di confronto nei rispetti del presente e non come modello ideale”.
Iniziamo con un omaggio a Vincenzo Ciaffi (Reggio Emilia, 1915 – Torino, 1973) e a coloro che, sotto l’egida della neonata associazione, lo accompagnarono nelle sue regie a partire dal debutto del Woyzeck l’8 gennaio 1946. Il Woyzeck è un’accusa feroce contro la violenza militare, di classe e maschile che ci parla ancora oggi. Latinista e antifascista, Ciaffi si impegnò con altri intellettuali torinesi e fondatori dell’Unione culturale tra cui Felice Casorati, Albino Galvano, Guido Hess Seborga, Oscar Navarro ma anche Franco Antonicelli, Eugenio Battisti e Giorgio Buridan, affinché la città si dotasse di un Teatro Stabile.
Questo contributo vuole essere anche il prologo a una ricerca più approfondita su un’esperienza di sperimentazione che contribuì a cambiare la storia del teatro torinese – e non solo – del secondo dopoguerra.
Con testimonianze di: Luisella Ciaffi, cantante, docente di canto e sorella di Vincenzo che era bambina all’epoca del Woyzeck in cui interpretò la figlia del protagonista; Baba Richerme, giornalista Rai e figlia di Elda Caliari di cui legge una memoria autobiografica sulla sua esperienza del Teatro dei Cento; Gian Renzo Morteo, storico del teatro, e Raf Vallone, interprete di Woyzeck, che ricordarono Vincenzo Ciaffi in una serata del 1983 a dieci anni dalla sua scomparsa.
A 75 anni dal Woyzeck. Omaggio a Vincenzo Ciaffi
Un progetto dell’Unione culturale ‘Franco Antonicelli’
Testi e ricerche: Marco Gobetti, Claudio Panella
con la preziosa collaborazione di Paolo Ciaffi Ricagno
Montaggio: Elena Girotto, Silvia Nugara
Audio Gian Renzo Morteo e Raf Vallone tratto dagli archivi Uc conservati presso il Polo del ‘900
(per il restauro audio si ringrazia Fabio Viana Coggiola)
Musica: “Turn Around” di Ketsa (Free Music Archive)
Testo Elda Caliari: dagli archivi di Baba Richerme
Foto Luisella Ciaffi: dagli archivi della famiglia Ciaffi
Foto Morteo: dagli Archivi del Teatro Stabile di Torino
Foto Vallone: da poro.it e famiglia Vallone
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