Date le nuove disposizioni per il contenimento della pandemia, il TEATRO DI RICICLO®: La luna, i senzatetto e i braccianti è temporaneamente sospeso. Comunicheremo la ripresa appena ci sarà.
Da febbraio, ogni mercoledì in piazza Carignano a Torino, la Compagnia Marco Gobetti ha proposto il teatro di solidarietà nei confronti dei senzatetto, dei braccianti e dei migranti iniziato a febbraio con Marco Gobetti (interprete dei tre spettacoli) e Diego Coscia (secondo interprete dello spettacolo delle 13 per l’attivazione di un doppio cast).
Questo il programma:
Un uomo maliano precipita verso il centro della terra insieme a un uomo italiano, che riesce solo più a parlare in piemontese: a tradurre le sue parole in italiano, provvede l’uomo maliano. Perché precipitano? Le vicende di due uomini si intrecciano in una piazza del Piemonte e finiscono nel mar Mediterraneo.
Ore 17: Io e Matteo – Teatro di riciclo®
racconto ininterrotto di un uomo a Matteo, il suo amico inseparabile che trascina su strada in un carrello per la spesa; il racconto di quando si era sposato con Maria sulle scale di una chiesa e di come a sposarli fu il Maestro e di qualcuno che poi spinse il Maestro in un fosso e gli pisciò addosso e gli diede fuoco e non si riuscì a salvarlo. E della bontà della signora Marta, di maccheroni e di minestre. Di quanto fa freddo, racconta, e di quanto sia bello farsi la barba; della paura delle sirene, di ambulanze e polizia. E dell’unica mano che gli resta e di coperte, di fame e di fughe e di voli.
Ore 18: La luna, bisogna crederci per forza, da Cesare Pavese – Teatro di riciclo®
un monologo che interseca la vicenda de La luna e i falò di Cesare Pavese a una antologia scenica delle liriche dell’autore: Anguilla che torna e ritrova il suo amico Nuto e “rivede” Cinto, Santina, Irene, Silvia, il Valino, il sor Matteo, Baracca; e i mestieri, la vita, la vigna, la guerra, le donne, la collina, la luna, la morte. Tutti e tutto sono intrisi di voci e presenze; su tutti e tutto, il mito.
Due terzi delle offerte, libere e non obbligatorie, saranno devolute per atti di solidarietà, anche pratica, ai senzatetto, ai braccianti e ai migranti; nei modi migliori, che pure il pubblico potrà suggerire.
Un’idea di Compagnia Marco Gobetti in collaborazione con Unione culturale Franco Antonicelli e con Fondazione Enrico Eandi, che produce volantini artistici di approfondimento e – a conclusione di ciascuna giornata – offre al pubblico, mediante sorteggio, copie della Rivista Savej.
LA SOLIDARIETÀ
Insieme alla coscienza dei propri diritti, nelle maestranze dello spettacolo sta nascendo (o crescendo, laddove già vi fosse) la coscienza di quanto il loro lavoro sia – o almeno dovrebbe essere o si spera diventi – quello di veri e propri operatori culturali, che inchiavardano alla loro professionalità artistica e tecnica la necessità di entrare profondamente in relazione con il resto della cittadinanza. E questo s’ha da fare, e si farà, solo con il concorso di tutte le figure coinvolte nelle attività dello spettacolo dal vivo e non solo: tecniche/i, amministratrici/ori, drammaturghe/i, musiciste/i, attrici/ori, sarte/i, costumiste/i, direttrici/ori, parrucchiere/i, truccatrici/ori, danzatrici/ori, registe/i, macchiniste/i, disegnatrici/ori luci…
Ma è proprio questa congenita relazione con la cittadinanza che impone ai lavoratori dello spettacolo qualcosa di più rispetto a una semplice solidarietà di categoria; fanno ormai parte della classe del proletariato contemporaneo: è loro dovere, quindi, solidarizzare con chiunque abbia un reddito sotto una certa soglia o veda minacciato l’esercizio di propri inalienabili diritti. A cominciare dai senzatetto, dai braccianti oggetto di sfruttamento, dai poveri in senso lato.
È, questa, la “sensibilità larga”, capace di abbracciarne e nutrirne ogni altra necessaria (a cominciare da quella artistica), che forse potrebbe pure portare fortuna; e concorrere a costruire felicità consapevoli per tanti.
In questo senso, ogni evento di “TEATRO DI RICICLO®: La luna, i senzatetto e i braccianti” inizierà con l’interpretazione (in traduzione a mo’ di prologo e in lingua originale a seguire) della poesia LË SGIAJ di Nino Costa.
SUL “TEATRO DI RICICLO”
Per “teatro di riciclo” si intende l’azione di un attore tesa a evocare una replica precisa o un insieme di repliche trascorse di uno spettacolo cui abbia preso parte o di cui sia stato spettatore: la vicenda e le immagini dello spettacolo rivivono, così, profondamente contaminate dalla narrazione dei meccanismi teatrali e di tutto ciò che è riconducibile al rapporto tra attori, spazi e pubblici incontrati.
Il “riciclo” del teatro già stato non intende essere surrogato del teatro stesso; bensì concentrato rarefatto, essenza che ne sublima la mobile immanenza, la magia: l’”altrove rimanendo”. Travaso di generi, base concreta per l’utopia.
Con il “Teatro di riciclo®” si tenta la rivalutazione della natura autentica, magica, sociale e intrinsecamente pedagogica del fatto teatrale: un teatro “de-costruito” e “in costruzione”, motore possibile di culture indipendenti, di incontri liberi e di nuove sensibilità ed empatie.
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L’azione su strada avviene in forza del DPR. del 28 maggio 2001 n. 311, che all’articolo 6 abrogò i commi primo e secondo dell’art.121 del TULPS (in base ai quali dovevano essere effettuate le richieste di iscrizione al Registro dei Mestieri Girovaghi e le richieste di permesso per le esibizioni); per quanto riguarda il Piemonte, si realizza in base alla Legge regionale 1° agosto 2018 n. 11 art. 32 e alle integrazioni normative adottate dai Comuni nello spirito della legge stessa.
www.teatrodiriciclo.com
IL DOPPIO CAST
La formula dello spettacolo con doppio cast persegue “un teatro” capace di capillarizzarsi in modo strategico, per potere avvenire ovunque (luoghi aperti e/o chiusi) e più volte al giorno: i doppi cast potranno garantire sino a 4 repliche giornaliere, a partire dal mattino (anche concorrendo alla fidelizzazione di nuove fasce di pubblico) oppure al pomeriggio/sera, senza soluzione di continuità. Oltre alle occasioni di lavoro, si aumenteranno così le occasioni di partecipazione per gli spettatori; quella partecipazione limitata dai pur necessari contingentamenti e/o chiusure e/o paure inevitabilmente diffuse, in seguito all’emergenza epidemica.
La preparazione su strada di tali spettacoli mira pure ad allenare gli attori alla provvisorietà e all’avventura: che siano pronti a praticare intelligenti disordini; che nell’emergenza vissuta non si limitino, insomma, a trasportare altrove “il teatro” preesistente ma che, piuttosto, tentino di plasmare nuovi “teatri”.
Lo scopo è anche quello di perseguire un duplice obbiettivo, che non escluda il recupero di possibilità “originarie e autentiche” nel rapporto fra attore e pubblico.
Soluzioni simili, insomma, potrebbero concorrere (se praticate – almeno in percentuale – dalla maggior parte dei soggetti “produttivi”) a contaminare utilmente il sistema teatrale e risolverne una crisi ben precedente la pandemia (determinata, fra l’altro, da una mercificazione scriteriata e da cronici ostacoli architettonici); implementando così una rinascita culturale ben più ampia. Le soluzioni “avventurose”, infatti, sono pure assolutamente funzionali a un recupero sincero della funzione civile e intrinsecamente pedagogica del teatro: di quel suo carattere autentico, magico e sociale che si concreta nella riconquista/incremento delle possibilità di scambio energetico e immaginifico (insondabili, incontrollabili e, a loro modo, rivoluzionarie) che sono connaturate al rapporto fra artista e pubblico.
PER INFORMAZIONI
Ass. cult. Compagnia Marco Gobetti Torino – tel. +393470522739; www.compagniamarcogobetti.com
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