A mio padre, Edoardo Fadini di Susanna Fadini
Mio padre Edoardo Fadini: un uomo di una cultura immensa, di un’intelligenza vivacissima e sempre all’erta per i cambiamenti e alla ricerca di ogni sviluppo cognitivo e artistico. Mio padre era uno sperimentatore nato, per tutta la sua vita non ha fatto che cercare, provare, ascoltare e osare anche oltre le proprie possibilità.
Dopo essere vissuto vent’anni in Spagna, dove era nato, lasciò il paese durante il regime di Franco. Arrivato a Milano, iniziò subito gli studi di filosofia della scienza e cominciò la sua vita di intellettuale. Si, perché io lo ricordo come un intellettuale e letterato, sempre pronto a rischiare, a difendere le proprie opinioni ed entrare nei ragionamenti e nelle scelte più azzardate per cui pagò quasi sempre di persona.
Dopo l’arrivo a Torino (erano quasi gli anni Sessanta), lavorando per Einaudi e poi Boringhieri ha incontrato il PCI, la sua fede politica, che lo ha accompagnato per tutta la sua vita e che in quegli anni gli affidò per un po’ di tempo la programmazione dell’Unione culturale Franco Antonicelli. Furono anni importantissimi per la ricerca teatrale e artistica della città e fu proprio con l’Uc che portò all’Alfieri il primissimo Pinocchio di Carmelo Bene. Ma fu quello stesso spirito libero e intraprendente che a un certo punto gli fece abbandonare il partito.
Grazie a mio padre, ho avuto la fortuna di vivere uno dei periodi più entusiasmanti della storia del teatro in Italia. Uno dei ricordi più vivi e unici è un memorabile viaggio nel 1967 che facemmo insieme a Gian Renzo Morteo e Giuseppe Bartolucci, in macchina fino a Belgrado per assistere al primissimo Orlando Furioso di Luca Ronconi e poi tutti gli spettacoli che quando era critico teatrale de “Unità” e di “Rinascita” mi portava a vedere appena possibile. Ricordo uno strepitoso Pùntila e il suo servo Matti, con Corrado Pani e Tino Buazzelli; Madre Courage a Genova con Lina Volonghi; La Tempesta di Streheler con Carraro e poi i primi Carmelo Bene all’Alfieri a Torino e ovunque potessimo andare a vederli.
Dagli anni Settanta in avanti sono stata coinvolta e quasi travolta dall’avventura del Cabaret Voltaire fondato da mio padre a Torino: da lì passarono tutti i più importanti artisti, teatranti, performers, compagnie dell’avanguardia italiana e internazionale tra cui non posso non citare Julian Beck e il suo Living Theatre, John Cage, Philip Glass, Allen Ginsberg. Il coraggio e l’entusiasmo di mio padre erano contagiosi e con lui lottarono gli artisti più innovativi della ricerca italiana e straniera di quegli anni strepitosi ed esuberanti.
Edoardo Fadini visse sempre senza compromessi e senza falsità dal punto di vista intellettuale, tante volte ci ripeteva che è “importante vivere per lavorare e per credere nelle proprie idee e non lavorare per vivere”, anche se è un obiettivo difficile da raggiungere. Da lui ho imparato a difendere con convinzione e determinazione la mia onestà intellettuale e spirituale, anche a costo di dover rinunciare a privilegi e facilitazioni.
Una versione di questo testo è stata pubblicata nel volume Il sommo Bene (Kurumuny 2019)
Edoardo Fadini (Viladrau, 1928 – Torino, 2013) è stato uno studioso e promotore teatrale a cui si deve la rinascita dell’Unione culturale nella seconda metà degli anni Sessanta, quando Franco Antonicelli, Diego Novelli e il PCI lo chiamano a organizzare le attività dell’associazione.
Nato in Spagna, durante la guerra franchista torna in Italia trasferendosi con la famiglia a Milano. Qui, giovane studente di filosofia, frequenta la Comunità di “Nomadelfia” di Padre Davide Turoldo e si avvicina ai movimenti giovanili più attivi di quel periodo. Dagli anni Sessanta si stabilisce a Torino, diventa critico teatrale del quotidiano “l’Unità”, la cui redazione torinese era diretta da Diego Novelli, e collaboratore di “Rinascita”, diretta da Bruno Schacherl.
Con l’Unione culturale organizza rassegne di teatro di ricerca portando in città ripetutamente Carmelo Bene, De Berardinis e Peragallo, Carlo Quartucci, il Living Theatre e molti altri, ma anche la prima rassegna in Italia del New American Cinema alla presenza di Jonas Mekas e Jerome Hill, concerti di musica sperimentale. Si occupa anche del Decentramento teatrale a Torino per conto del Teatro Stabile diretto allora da Gian Renzo Morteo e Giuseppe Bartolucci, portando il teatro nei quartieri delle Vallette, Falchera e Mirafiori (Via Artom).
Nel giugno 1967 organizza con alcuni critici (tra cui Franco Quadri e Giuseppe Bartolucci) il primo Convegno Internazionale del Nuovo Teatro che si svolse a Ivrea ma anche all’Unione culturale di Torino e a cui parteciparono le personalità artistiche e teatrali più all’avanguardia di quegli anni (Carmelo Bene, Quartucci, Ronconi, Bussotti, Dario Fo e Franca Rame e moltissimi altri). Ha inoltre fondato la rivista “Teatro” in codirezione con Ettore Capriolo e Giuseppe Bartolucci e in seguito la rivista “Fuoricampo”. Dal 1974 ha diretto la casa editrice Studio Forma di Torino, specializzata in volumi sul teatro e l’arte d’avanguardia.
Nel 1975 inaugura a Torino il Cabaret Voltaire, che fino al 1994 sarà al centro della sua attività di produzione e programmazione teatrale. Un’attività espressa anche nella produzione di spettacoli come Ecce Homo Machina (Biennale di Venezia 1981) o Storia Universale dell’infamia/Ultimi giorni dell’umanità (da Borges e Kraus, Torino 1980) e nell’organizzazione di manifestazioni quali, per esempio, il Festival Internazionale del Nuovo Teatro di Chieri tra il 1987 e il 1992.
È stato Docente presso il DAMS all’Università degli Studi di Torino dagli anni Ottanta agli anni Novanta. Nel 2002 (anno della morte di Carmelo Bene) ha organizzato una grande mostra a Palazzo Barolo e un Convegno alla Galleria d’Arte Moderna a cui hanno partecipato critici, studiosi, letterati, attori, fotografi e produttori che hanno lavorato, conosciuto e apprezzato la vita e l’arte di uno tra i più grandi interpreti del Novecento. Gli atti di quelle giornate sono ora raccolti nel volume Il sommo Bene: ricordi, testimonianze e racconti dal mondo della cultura e dello spettacolo, a cura di Rino Maenza, Kurumuny, Calimera 2019.
Susanna ed Edoardo Fadini.
Foto di Bruna Biamino dal volume Una razza che scompare, Fondazione italiana per la fotografia, Interlinea, Novara 1993.